2022. Avevano 4 anni. E hanno dato un senso in più alla Giornata dei calzini spaiati.

Mamma, voglio aiutarti anche io a mettere a posto i vestiti.

Bene, figliolo, Sorellina sa già dove vanno le cose. Bambina, puoi indicare a tuo fratello dove vanno messi i calzini?

Continuo a piegare le nostre magliette e ad impilarle sul letto, così che possano venire a prenderle per sistemarle in cameretta negli scomparti del loro armadio.

Per l’intimo hanno un cassetto con delle ceste divisorie all’interno, che però non coprono tutto lo spazio a disposizione. Ne rimane un po’, diciamo così, vagante. È quello, per me, che lascia libertà di movimento, quello che non fa sentire le ceste chiatte o magre: ci entrano tutte, e ci stanno bene.

Sento Duetto parlottare, e allora mi fermo, per ascoltare meglio. Mi fanno sempre ridere quando dialogano tra loro. Ci mettono dentro le loro esperienze, le loro considerazioni, si fanno reciprocamente delle domande e si danno delle risposte. A volte sono frasi riprese dalle nostre conversazioni o dai programmi che vedono in televisione, altre sono tutte frutto del loro cervellino in continuo movimento e apprendimento.

Sento Bambina spiegargli, con la dedizione all’insegnamento che domina già così bene quando ha appreso qualcosa (e dovremmo imparare anche noi a spiegare solo quando siamo sicuri di aver capito!): Vedi Fratellino, qui vanno i calzini miei e qui i tuoi. E qui, in questo spazio, ci metti quelli da soli: aspettano il compagno.

Aspettano il compagno” è una frase mia, e adoro che l’abbia fatta sua. Che un calzino aspetti il suo compagno è una delle poche forme di speranza che apprezzo. E ne sono sempre stata ripagata. Mi ricorda Platone: “Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione”.

I calzini in attesa sono il mio Simposio platonico. E se poi il compagno non arriva, non fa niente: stanno comunque in compagnia.

Proprio ieri, lo ieri vero, non quello dell’anno scorso, abbiamo ahimè realizzato che il compagno di almeno un paio di calzini non sarebbe più tornato. Bambina ha detto: Mamma, non li buttare, che tanto noi poi li mischiamo.

Nessuno resta solo, nella mia vita Nata sotto il segno di Duetto.

Sì, sono consapevole che esuli un po’ dallo spirito originale dell’iniziativa, che è invece nata con lo scopo di sensibilizzare sul tema dell’autismo e delle altre diversità, ma, ispirandosi a quella e cercando di dare una logica ai voli pindarici che solo la fantasia sa creare, mi domando se non sia comunque in qualche modo una sua estensione.

C’è un’inclusione, nell’attesa insieme. Certo, c’è anche un collocamento, ma che non vuole essere una barriera, ma solo, nel mio caso pratico, una facilitazione al ritrovamento degli accoppiamenti, utile anche a Duetto per sperimentare, mischiare, creare i loro accoppiamenti scompagnando e riaccompagnando. Tutto è sempre molto colorato, fantasioso, variegato per stoffa e lunghezza, proprio come loro nel loro crescere insieme eppure così diversi. E insieme a me, che ho qualcosa di ognuno di loro e la ritrovo come pezzettini di puzzle che non sono andati persi, ma si sono duplicati per cercare una nuova cornice. Semini, come piccoli calzini in movimento.

E, come direbbe un grande compianto, questo post mi sento di concluderlo con una sola parola, che racchiude una sorta di augurio: “Allegria!