Eccoci qui, alla vigilia di Nikolaus.
Abbiamo pulito le scarpe (che siamo in Germania e qui ogni cosa te la devi meritare, mica puoi presentarti con una calza vuota sperando che venga riempita senza un po’ di lavoro alle spalle!) e abbiamo apparecchiato per lui e per il suo asinello. Siamo anche andati a letto presto, che non sia mai che Nikolaus arrivi quando le luci sono ancora accese e poi si dimentichi di ripassare quando tutti dormono.
E ora io sono qui, sorseggiando un calice di vino e addentando alternativamente un biscotto destinato al santo o una carota comprata fresca fresca per l’equino.
San Nicola è un’altra tradizione che si aggiunge alle già numerose che costellavano i miei Natali. Ho dovuto studiare, una volta arrivata in Germania, la differenza tra Nikolaus, Weihnachtsmann, che sarebbe il nostro Babbo Natale ma che in questa regione è poco gettonato (della mia idea del perché sia qui così bisfrattato ne farò un post a parte, partendo dalla barzelletta del matto e dei cento cancelli che ha in qualche modo segnato la mia infanzia e ora so il perché) e il Christkind, che non è proprio il nostro Gesù Bambino come credevo erroneamente ma un portatore di doni da lui incaricato che distribuisce i regali la sera della vigilia mentre la famiglia è riunita a cena.
Comunque Nikolaus qui è una figura di tutto rispetto, a dispetto, mi scuserete il gioco di parole, della mia falsa credenza che questa regione a maggioranza evangelica: per avere poca credenza nei santi, Martino e Nicola se la passano piuttosto bene, ecco.
Per Nikolaus ci sono canzoncine dedicate e gadgettistica da me inzialmente scambiata per omaggio a Babbo Natale, ma che invece da domani uscirà dagli scaffali, insieme alle calze (che non sono per la Befana!) per tornare nei magazzini.
Per fortuna io poi me ne parto e mi godo ancora un po’ di OH OH OH senza scadenza, che in Italia riecheggia fino a gennaio inoltrato.
Ma intanto che sto qua mi godo che domani non sarà difficile svegliare Duetto e che sono stata un’altra volta una brava mamma, perché ho saputo seminare magia senza rovinarla con la mia disillusione. Penso che mi piacerebbe seguirli all’asilo a scambiarsi con gli altri bambini emozione e sorpresa, che faranno colazione tutti insieme con wurstel e non so cos’altro, che canteranno per indicare la strada del Kindergarten al secondo Nikolaus di passaggio, che riporteranno a casa le loro calze piene di altra cioccolata, noci e mandarini. Che sarà una giornata meravigliosa e sarà un peccato dover aspettare ancora un anno per riviverla.
Nikolaus non è stato con loro generoso come l’anno scorso, perché adesso ha imparato a dosarsi, a far entrare lo stretto necessario, per cercare di capire cosa veramente mette loro gioia, per indirizzare meglio il tiro anche per il prossimo Natale e per il compleanno alle porte.
Bambina voleva mettere fuori una scarpa piccolina, perché abbiamo già tanta cioccolata e poi ci fa male: mi sa che devo provvedere a un corso di disobbedienza assistita.
Bambino se ne frega, che lui vuole tutto e subito. Vorrebbe anche già un anticipo sui regali di Natale. Per poi non giocarci come sempre. Ma non gli importa, gli importa solo quello che vuole. Per lui nessun corso: andrebbe preso come esempio!
Fra poco vado a nanna anche io, non prima di essere passata dalla cameretta e un po’ dispiacermi di non sentire più quell’eccitazione di ogni vigilia.
Chissà se si sono addormentati cercando di riconoscere in rumori nuovi passi di asinello, o se invece l’euforia li ha stesi prima che potessero anche solo pensare di cercare di rimanere svegli più a lungo.
Se non posso tornare bambina, posso però godermi lo spettacolo più bello del mondo dell’essere madre del Duetto italo-tedesco più checacchio del mondo, almeno dal mio punto di vista. Che qui è quello che conta.