Mi hai visto, eh?! Sono stata a casa tua, sulla tua terrazza, dalla mia amicissima. Tu sai quanto ci piace ridere insieme.
Credo anche di averti sentito: ti sei intrufolata nei nostri risolini, hai strizzato gli occhi al nostro buonumore, ci hai guardato orgogliosa ritrovarci in questa nostra lunga amicizia della quale non sappiamo fare a meno.
E hai sorriso, travestita da spicchio di luna, per poi trasformarti in cielo stellato.

Ci hai fatto anche cadere qualche lacrima, a me, V. e R. Credo che sia la prima volta che lo rivedo da quando.
La prima volta senza di te.
Ci siamo abbracciati e tu ci hai fatto stringere: l’ho sentita, sai, la tua forza? Come hai fatto a inoltrargliela? Ti sei fatta alito nella sua anima? O lo eravate già prima di?
Ci ha preparato un vino alle percoche (o percoche nel vino?) con tanti ingredienti segreti. Fra quelli c’era anche qualcosa di afrodisiaco. Forse i chiodi di garofano. Fatto sta che tu poi eri un chiodo fisso, ma profumavi di fiori. Come l’ingrediente segreto, che se te lo ritrovi fra i denti poi gli altri ridono, e ridi anche tu.

C’era anche I., ed era strano, tutte e tre non a Firenze. Ma era anche così naturale, come ogni cosa che accade su quella terrazza. Persino intravedere i falchi all’alba o pensare a Costantino che mette la musica per i cinghiali.
V. ha acceso le tue candele, per fare atmosfera. Ce n’era già tanta, ma un tocco in più non guasta mai. Soprattutto se era un tuo tocco.

E poi, salendo, ho visto un cuore incastrato fra le scale. Non intravisto, anche se era buio, l’ho proprio visto. Sarà stato un caso?

Ora sono a casa, da Duetto+1. Ho anche io una terrazza che parla di lei e dalla quale, lei, ogni tanto si unisce alle nostre risa o ascolta i nipoti giocare.
Quanto eravate simili, e quanto lo siete: in questo vuoto che avete lasciato e nei mille modi che trovate per riempirlo.