Da quando il Coronavirus ha bussato anche alla nostra porta (nel senso di positività al test, che nelle nostre vite, come in quelle di tutti gli altri, era già arrivato a marzo 2020 scambiando gli ordini degli addendi) godo dei miei pochi momenti di libertà solo quando marito e figli vanno a fare il test.
Qui in Germania i test vengono effettuati nei Testzentrum, dei baracchini allestiti appositamente per permettere a tutti di poter farsi fare un tampone ufficiale gratuitamente. In caso di positività all’antigenico si procede col molecolare e, attualmente, dal quinto giorno, se privo di sintomi, si può procedere con il di libera uscita. Cioè, una fatica trovare un baracchino che sia anche minimamente simile a un nostro bar o a un chiosco di grattachecche, ma per i testi di controllo efficientissimi.
Marito e Duetto si fanno questa passeggiata ogni giorno, dal quinto giorno di positività di Dirk. Io potrò accompagnarli da martedì, o andarci da sola con i pargoli se nel frattempo lui riesce a negativizzarsi e riprendere la sua vita.
Sembra di essere tornati al lockdown numero “non lo so più”, che non era il primo, ma l’ennesima modifica al primo, solo che intanto era arrivato l’inverno, faceva freddo, era buio, gli asili erano chiusi e gli unici negozi aperti erano supermercati e farmacie. Una gioia di vivere mai provata prima. Per dire, manco la neve, che sarebbe stato un diversivo.
È stato il periodo peggiore per me qui, che comunque mi sento in lockdown da quando sono arrivata sette anni fa, ma senza sapere come definirlo. A chi inizialmente si disperava dicevo “parla con me, parla con me: so cosa si prova. Io questo shock lo sento dal mio arrivo da queste parti”.
Però l’anno scorso c’era stato l’happy end: mi sono guadagnata tre mesi di MareMio, per ristabilire il sistema immunitario celebrale, almeno quello. E se lo si fa una volta, diventa tradizione (o, come si direbbe al Sud, ho fatto come quello che “trase ‘e sicco e se mètte ‘e chiatto“): quindi a metà giugno si riparte e con la Germania ci rivediamo a Settembre inoltrato.
Insomma, tutto questo per dire che volevo approfittare dei giorni prima della partenza per nutrire questo blog, ma, citando Woody Allen, “se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti“, e visto che lo considero un gran burlone, credo di averlo fatto ridere anche io tanto in vita mia.
Verso i vent’anni ho messo di scrivere perché ero troppo impegnata a godermi la vita, tra studio, lavoro, pallavolo, amici, viaggi. Ho ripreso quando la mia vita è diventata tranquilla, anche se non c’è niente che metta più ansia di tutta questa tranquillità. Eppure non riuscivo a spingere il tasto “game on!” a questo mio progetto, perché succedeva sempre qualcosa. Per dire, ero pronta a mettermici d’impegno già ad anno vecchio, ma Dirk è stato in stampelle 3 mesi e addio sogni di gloria.
È che ora che quel tasto l’ho pigiato, non ho voglia di smettere. Perché la scrittura è anche e soprattutto costanza ed esercizio. Mi rilassa, mi fa riordinare i pensieri, mi porta a riflettere su cosa sia importante in generale e cosa lo sia per me.
Per esempio, invece di usare il tempo di una passeggiata per scrivere questo post in cui dico che uso il tempo di una passeggiata per scrivere un post, avrei potuto portare avanti un racconto che ho iniziato a scrivere l’altro ieri. Ma oggi mi andava di fare una Maratonda, e quindi uso il tempo di una passeggiata per scrivere questo post in cui dico che uso il tempo di una passeggiata per scrivere un post.
E intanto mi compiaccio di me, sia perché mi è comparso un sorriso sul viso e sia perché ho tutto sotto controllo, anche le follie. Tipo che se martedì sarò ancora positiva non sarà poi così male, perché arriva la pista acquatica per far giocare Duetto in giardino e io potrò scrivere indisturbata. Scordandomi, ancora una volta, che Dio mi potrebbe aver sentito. E che sono in Germania, dove se oggi c’è il sole non è detto che da domani non torni l’inverno. Ma senza neve, che sennò ci si potrebbe divertire, e non sia mai, eh!
Intando Maratonda finita: il trio a passeggio è negativo! Quasi quasi faccio uno scherzetto a Dirk dicendogli che ora tocca a me trasferirmi ai piani alti, ad annoiarmi con la tv, la palestra, la vasca da bagno e servizio in camera.