Ehi, mami, buon onomastico!

Quest’anno stessa spiaggia stesso mare ci ha fatto un po’ tribolare, ma niente che non passi con una risata.

Ho un po’ di pensieri, ma chi non ne ha? È che qui, dal terrazzino e col cappuccino (e la camicia da notte preferita) passa tutto.

Senti, avrei un favorino da chiederti mentre festeggi. Non posso scriverlo qui, che i desideri importanti non vanno fatti leggere troppo in giro. Però l’ho scritto sul quadernino di Alice. E anche se penso che tu già lo sai, che l’ho scritto lì, te lo ripeto, ché repetita iuvant, questo lo insegnavi tu (e zio Alfredo ne fa un inconsapevole mantra. Ogni tanto insieme alla birra beve tutto il cartellone delle regole e dei divieti e comincia a sciorinarli a destra e a manca. E io rido. Lo ignoravo quando trascorrevo le estati tra materassino e beach volley, figurati ora che siamo immuni appena gioco la carta Duetto o “faccia a paraculo”).

Ci sono momenti in cui sto proprio bene, mamma, ma succede solo qui, e o ho realizzato che la felicità ti colpisce all’improvviso come un cazzotto: deve averlo imparato dalla tristezza.

Come in ogni donna che si rispetti io prendo cazzotti da entrambe, in maniera sregolata: genio e stoltezza come stile di vita fin dai tempi del liceo, quando, durante un’interrogazione in Storia dell’Arte ebbi quel lapsus, e la sregolatezza fu sostituita dalla stoltezza, che si addice meglio al mio genio. Genio e stoltezza da allora fanno un po’ binomio come checacchia e cazzimmosa (che sono un po’ le caratteristiche di Duetto).

E comunque ho realizzato che amo lo scompagnato in molte delle sue forme, soprattutto in quelle casuali; e persino la luna, sia piena che quella che sorride, con i suoi pezzettini che lascia in riva al mare e che i tuoi nipoti si divertono a ritrovare. E amo persino il fatto che non so cucinare (dovrei aprire la rubrica “fatto in casa da sia benedetta”).

Ora devo andare, ma ci risentiamo, fra un cazzotto e l’altro, fra un ricordo e l’altro, fra un sorriso e pure un altro. E anche nei gesti di Sister, che ti assomiglia sempre di più e a volte talmente tanto che io temo di essere zia Margherita.

Buon onomastico e non ti dimenticare di quello che ti ho chiesto. Ma che te lo dico a fare, tu le cose importanti non le dimenticavi mai.